Astorflex (www.astorflex.it) è un calzaturificio del mantovano, citato pressochè da ogni testo di buonaeconomia (e da Report-Rai3) come (la) buona pratica di industria manifatturiera italiana di qualità, sostenibile e competitiva, grazie anche vendita on-line e al network dei GAS. A leggerla così Astorflex sarebbe la quadratura del cerchio: tradizione, innovazione, manodopera italiana, fatturato in aumento, rispetto per l’ambiente, filiera corta. Ma (forse) non è tutto oro quello che luccica. Un’attivista di un GAS milanese (Ersilia Monti – GAS LoLa) ha scritto una lettera aperta a titolo personale (diffusa tramite mailing-list, 17 aprile 2011) a Astorflex e a X i GAS (una sorta di distributore?) per evidenziare alcune contraddizioni di questa Responsabilità Sociale apparentemente incompiuta. Non riporto la lettera (mi hanno fatto notare che è troppo lunga per un blog – e si trova comunque in rete), ma credo che il caso meriti na riflessione a prescindere dalle ragioni della sig.ra Monti e di Astorflex. Personalmente sospendo il giudizio sia sull’azienda sia sui contenuti della lettera, che comportano una serie di approfondimenti e ragionamenti anche di tipo legale (ad es: ma davvero bisogna essere autorizzati ad usare la parola GAS ? Se sì, chi ne ha titolarità?). A me preme sottolineare come, nella buonaeconomia, la fiducia del consumatore sia un valore concreto e non astratto, che risiede in un rapporto reale (più o meno diretto, in genere poco mediato) tra consumatore/utente e produttore/fornitore; e come l’attività di watch-dog (cane da guardia) delle organizzazioni di base sia non solo necessaria, ma sia garanzia dello stesso rapporto di fiducia. Banche, botteghe, cooperative che propongono vie alternative hanno successo e potranno avere successo solo fino a quando siano coerenti al massimo con i principi con cui si ispirano: derogare non è consentito, pena la ritorsione immediata di quello stesso pubblico che, con coraggio e volontà, ne ha decretato il successo. Questo è uno dei grandi valori aggiunti che l’economia solidale presneta rispetto alla economia tradizionale in cui, caua una filiera produttiva troppo lunga e mediata, il valore della fiducia ha perso il suo significato originario ed è stato “dirottato” principalmente sulle caratteristiche del prodotto (aspetto, resistenza, confort) che sul processo produttivo. AC
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…. E infatti il pubblico dei GAS non ha perso la fiducia in Gigi Perinello e nella Astorflex. Decine e decine di e mail di incoraggiamento stanno arrivando a Gigi e a Fabio dopo quanto scritto da Ersilia Monti. Come gasista, cliente Astorflex e amico di Gigi, mi sento di dire che Ersilia è andata ben oltre il legittimo ruolo di “watch – dog” delle associazioni del consumo critico. Non bisogna dimenticare che per avviare un progetto come “Ragioniamo con i piedi”, che ci consente oggi di calzare scarpe salubri, economiche e fatte in Italia, è costato un mare di lavoro, di impegno e di denaro. Chiunque approcci ad un esperienza di questo genere deve farlo con molto più rispetto di come ha fatto Ersilia Monti, che è stata aggressiva, arrogante, ha insinuato sospetti sulla buona fede delle persone e ha scritto moltissime inesattezze che comunque faranno danno.
Qui siamo sempre alle solite. Con poco sforzo e con l’investimento di poco tempo, chi non sa fare attacca una struttura e delle persone che sanno fare ed investono una quantità enorme di tempo e risorse per realizzare un progetto. Così la persona che non sa fare diventa importante, ci dobbiamo occupare di lei e trovare modo di risponderle. Intanto il danno è comunque fatto e la persona che non sa fare ha già vinto. Se con la situazione economica, finanziaria, etica ed ambientale che abbiamo ora pensiamo di poter continuare a gestire il fragile mondo delle reti dei GAS e del consumo critico in questo modo, siamo rovinati. Per carità, la critica e l’analisi delle cose è sacra, ma la modalità usata da Ersilia Monti è peggio di un colpo basso: è un azione stupida.
Nel frattempo ho già richiesto di avere al più presto i nominativi delle imprese “più avanti nella responsabilità sociale rispetto ad Astorflex” citate da Ersilia. Non ho ancora avuto risposta.
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Caro Giordano, ti ringrazio per il commento.
Penso che di certo la rete, intesa come web, ma anche come comunità allargata di persone che da queste rete si approvvigionano e nutrono, ha il suo maggior pregio e limite nella circolazione incontrollata e incondizionata di informazioni, che spesso vengono prese per oro colato senza controllare nè risalire alla fonte. Così una mail del genere arriva senza filtro a milioni di utenti in pochi clik. E, come dici tu, il danno è fatto. Io stesso su fbk, dove avevo linkato questo articolo, ho avuto dimostrazioni di stima verso Astorflex. Il problema è che molti attivisti (non conosco Ersilia, però) parlano solo per linee teoriche, e teorizzano appunto mondi tutti bianchi, perfetti, senza prendere minimamente in considerazione tutte le variabili (in questo caso: costi del lavoro, burocrazia, concorrenza sleale,..) che costringono anche il migliore dei progetti ad essere un po’ imperfetti, un po’ in tonalità grigia. Quest’eccesso di teoria, questa “talebanesimo della decrescita a tutti i costi”, cui possiamo secondo me ascrivere anche l’opposizione all’eolico per motivi paesaggistici, ha spesso conseguenze disastrose di segno opposto: lavoro nero e import cinese nel manifatturiero, centrali nucleare nel campo dell’energia, e così via. La sostenibilità, bisognerebbe ricordarlo sempre, è invece una scientifica e costante ricerca di equilibrio tra economia, società e ambiente.
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