La buona economia: ricostruire comunità a L’Aquila.

L'Aquila, le chiavi della speranza: tornare ad abitare le proprie case del centro storico (foto: A. Corbino, 2011)

Sono stato a L’Aquila questo fine settimana, a due anni e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009, con gli studenti di business del programma di Arcadia University in Italia. Siamo entrati con un permesso speciale nella zona rossa, casco di sicurezza ben allacciato in testa in un deserto inanimato da scheletrici palazzi rivestiti di armature di ferro scintillante. Anche fuori la zona rossa, in quella parte del centro messa ora in sicurezza, la vita stenta a decollare. Per fortuna ci sono gli splendidi ultrà dell’Atalanta-calcio venuti a supportare, come spesso accade da 2 anni a questa parte, l’Aquila-rugby e a comparare, insieme a me e ai miei incantati studenti, un ottimo panino con salumi e formaggi locali: l’economia locale, per oggi, è debitamente incoraggiata. E anche l’unità d’Italia. Ma, rugby e formaggio a parte, la vita stenta davvero a decollare; e io temo che sarà così per decenni, perché soldi non ce ne sono più e perché le C.A.S.E. del governo sono costate una fortuna (pare 2.600-2.800 euro/mq) e sebbene siano nate per essere provvisorie, qualcuno magari potrebbe pensare che è un peccato dovere un giorno rismontarle! Così, tra le tante accuse che vengono mosse alla mancata ricostruzione vi è quella gravissima di aver disgregato il tessuto sociale aquilano: i terremotati vivono oggi in nuovi quartieri dormitorio che nulla, per ubicazione geografica e tipologia abitativa, hanno a che fare con le abitazioni in cui vivevano. Quindi un’efficace gestione dell’emergenza pare, ma pare che altrettanto inefficace sia stata la gestione della ricostruzione (su narcomafie.it potete trovare l’intero dossier di Libera sul caso) impostata dall’alto dalla famigerata/osannata Protezione civile. Per me: cattiva economia nel breve (sprechi? mancato coinvolgimento della comunità!), medio (mancata ricostruzione!) e lungo periodo (mancata ricostruzione?). Si poteva fare meglio, con poco sforzo e tanta trasparenza in più.

Ma poi siamo andati a vedere la buona economia, quella del riscatto, del coraggio, dell’innovazione. E abbiamo visitato il progetto EVA in cerca di ALMA di Pescomaggiore (frazione di L’Aquila): un EcoVillaggio Autocostruito in cerca del proprio progetto fatto di Abitare Lavoro Memoria Ambiente. Come le C.A.S.E. anche le case autocostruite del progetto sono nate per essere provvisorie (non saranno smontate ma destinate ad altri usi (didattici, turismo responsabile, rifugio di emigranti, ecc.) in attesa che gli abitanti riescano a riscostruire l’antica Pescomaggiore violentata dal terremoto. Al contrario del progetto C.A.S.E, queste case nascono a poche centinaia di metri dal villaggio, sono fatte di materiale ecocompatibile (struttura in legno rivestita di balle di paglia, perfettamente isolanti ed elastiche-antisismiche) e sono costate meno di 600 euro al metro quadrato, a quanto ci dice Isabella Tomassi, una della animatrici del Comitato Rinascita di Pescomaggiore ed abitante del progetto (www.pescomaggiore.org), nonchè nostra preparatissima guida a L’Aquila. Certo, nei costi ci sarebbe considerare la manodopera, perchè progetto e costruzione di EVA sono frutto del miracolo del volontariato. Ma pur mettendola in conto, non si arriverebbe al costo (economico e sociale) del progetto C.A.S.E.

E poi, come terza tappa di questo viaggio nell’anima (un po’corrotta e un po’santa) dell’Italia abbiamo fatto sosta nel gioiello Sextantio, un diamante riportato alla luce dal coraggio di un imprenditore che ha scommesso di tasca sua in un tipo di turismo diverso dalle tradizionali stazioni sciistiche della regione. Sextantio è un incredibile albergo diffuso a Santo Stefano di Sessanio, dove ogni dettaglio, nel cibo come nell’arredamento, cerca di recuperare la memoria e la forza dell’Abruzzo più vero. E recupera anche la speranza: a Sextantio, nonostante il terremoto che ha buttato giù la torre e tanto altro (ma non il morale), ci lavorano 15 fieri professionisti, per la maggior parte abruzzesi tornati a casa per condividere questo visionario progetto. E poi c’è l’indotto degli artigiani de i contadini che coltivano prodotti tipici, e…. L’utopia del capitale al servizio della comunità, dell’innovazione che sposa la memoria sembra oggi essere stata vinta, anche se il progetto Sextantio pare non avere mai fine. Parlando con Jacopo, mentre fuori infuria la bufera, viene infatti fuori che Sextantio supporta (andandoli a conoscere da vicino) alcuni progetti di cooperazione in Africa; e che, dopo Matera, altri alberghi diffusi sono in cantiere nella penisola, con buona pace di speculatori e palazzinari.

Pescomaggiore e Sextantio: per me due esempi, molto diversi tra loro  – è chiaro –  di buonaeconomia. Se dovessimo guardare a questi due esempi verrebbe da dire che in Italia ci sono tutti gli ingredienti per realizzare isole e poi arcipelaghi e poi una penisola intera di buonaeconomia. Dipende dal nostro coraggio, dalla nostra voglia di rischiare, di costruire futuro, comunità, condivisione. Ma, ahimè, anche dalla capacità delle istituzioni e della macchina burocratica di accompagnare e non di ostacolare (come troppo spesso avviene) questi percorsi di innovazione economica e sociale.

Informazioni su albertocorbino

Alberto Corbino è l'autore dei blogs: https://labuonaeconomia.wordpress.com ; http://ventanillas.wordpress.com ; http://italiain3b.wordpress.com http://edabpm.wordpress.com . Per ulteriori info, visitare la pagina: "l'autore di questo blog"
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3 risposte a La buona economia: ricostruire comunità a L’Aquila.

  1. Pingback: L’Aquila?! E chi se ne ricorda?!! « bubook – Everyday Normal Guy

  2. Alberto Corbino ha detto:

    Per continuare la discussione sullo sviluppo post – terremoto nell’aquilano si veda l’articolo di Repubblica sul cosiddetto “piano Letta” http://www.repubblica.it/ambiente/2011/10/31/news/inchiesta_abruzzo-24038224/?ref=HREC1-2 : l’Abruzzo ha davvero bisogno di campi da golf e cittadelle dello sci per rinascere?

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  3. Alberto Corbino ha detto:

    E sempre sulla ricostruzione riporto una segnalazione di Luca Martinelli – A L’Aquila la situazione è quella descritta da Alberto. In montagna, invece, si sta costruendo l’impossibile. “La ricostruzione dell’Aquila è ferma, ma qua si costruisce l’Abruzzo” potrebbe essere un slogan da campagna elettorale. V’invito, a proposito, a leggere anche questo: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=2821

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